Arrivo in tempo?
Forse si. E’ la domanda che mi pongo in questi giorni... da un bel po’ di giorni.
Perché il tempo che passa e le date, le
scadenze ci danno il loro bel da fare. E se decido di riscrivere oggi , giornata nazionale della fine del mondo, il
motivo è che non voglio andarmene senza aver ricordato e condiviso un ricordo di natale
magico, un natale di tanto tempo fa che so non tornerà più.
Il giorno di
natale la mia famiglia si riuniva tutta a casa di mia nonna paterna. Arrivavo
correndo e spalancavo la porta secondaria , quella della cucina, accolta da fumi e vapori odorosi che erano già
presagio di cose buone. L’abbraccio con mia nonna, il mio viso sul quel suo
maglione ruvido e intriso di sugo e frittura, confermavano tutto: dal primo all’ultimo
piatto. Il camino acceso e scoppiettante mi
preoccupava non poco. “Ma come farà babbo natale a passarci” mi domandavo
scrutando il pezzetto chiaro, in alto in cima alla canna fumaria stretta e
buia. La stanza adiacente era la mia
preferita: nell’angolo , su un tavolino, svettava un alberello, ricco e
guarnito di palle colorate di varie dimensioni. Sulla cima, il puntale: blu,
scintillante, un pò pendente. Il tavolo lunghissimo, grande, immenso era già apparecchiato e nell’attesa di
metterci a tavola , saltellavo sul pavimento dalle forme geometriche, il gioco
preferito. I miei piedi dovevano centrare l’una o l’altra figura, senza
calpestare le linee. All’improvviso il segnale: “A tavola! E’ pronto!” E
cosi , dalle altre stanze , per magia, zii e cugini si materializzavano e
sedie, bicchieri e forchette prendevano vita non prima di aver detto la preghiera.
Il mio sguardo però tornava sempre al
puntale : “E se cade nonna”? Mi tranquillizzava e ancora una volta si alzava per aggiustarlo
nel migliore dei modi: “Ora non cadrà” mi diceva e per me la festa poteva iniziare. Poi, non so
cosa sia accaduto ma nessun natale è stato più come quello. Non che siano stati
brutti ma diversi. Molti dei commensali sono andati lontano, alcuni cosi lontano da non tornare più. Ogni
tanto, come oggi, penso a quella sala: vuota, il tavolo come rimpicciolito, i miei piedi che ricoprono molto più di una mattonella. Intorno a quel tavolo solo silenzio. La
magia è svanita ma è viva se penso ai volti, ai brindisi strampalati, le
urla di noi bambini e l’allegria della vita
che si consumava tutta attorno ad esso. Momenti
di vera condivisione. Oggi non vi lascio
con una ricetta ma una cartolina che
spero possa donare un barlume di speranza e di gioia nei momenti un po’ cosi.
Che possa essere un auspicio e una nuova partenza sempre, nelle difficoltà e per tutti i giorni dell’anno. Che possa
aiutarvi a pensare che il puntale può pendere ma sta a noi non farlo cadere. Auguri di ogni bene!
fulvia